Successivamente con il Regno dei Borbone, tutto si spostò verso il centro di Caserta e verso la Reggia che venne costruita, quindi il borgo perse un pò la sua importanza, e solo pochi anni fa ha riconquistato nuovamente l’interesse e recentemente è stata inserita nella lista dei monumenti nazionali italiani.
Ha origini incerte Casertavecchia ma sono sicuramente antichissime, perchè già nel 861d.C ,in uno scritto, si legge di un insediamento chiamato “Casa Irtam”, ovvero villaggio in alto. Un villaggio posto in alto che è stato il centro di Caserta durante tutto il medioevo e portato allo splendore all’epoca dei Normanni quando fu costruito la Cattedrale dedicata a San Michele Arcangelo, uno vero gioiello.
Il borgo di Casertavecchia è spesso affollato durante il fine settimana, un rifugio per chiunque ha voglia di riposare dal traffico cittadino, dalla esaustiva modernità che si trova nelle città, dallo smog, dalle voci alte e i clacson assordanti. Qui c’è la calma di un tempo, si passeggia con tranquillità per queste stradine acciottolate, si fa un giro per le botteghe, si gode spesso il panorama che si presenta in più punti, si arriva in piazza, si contempla lo splendore del duomo, del campanile, e poi nelle sere estive c’è un fresco da fare invidia.
Siamo in alto qui a Caserta Vecchia, ai piedi dei Monti Tifatini, a 400 metri di altezza e a 10 km dal centro di Caserta. Arrivare qui è davvero semplice, basta imboccare una panoramica che da Caserta porta al centro antico del paese; si parcheggia in basso e ci si lascia accogliere all’ingresso del borgo medioevale da una pineta di abeti, e già qui, si sente che l’aria è diversa.
La torre dei Falchi
Salendo per il viale non si può non fare caso a l’imponente torre che si leva in alto, come a rappresentare il simbolo del borgo. Il Maschio, o la Torre dei Falchi è la seconda torre più alta d’Europa, dopo quella di Aigues-Mortes in Provenza; misura circa 30 metri e quando si poteva visitare, bisognava salire circa 50 gradini per arrivare in cima, all’ultimo piano, dove in genere risiedeva il signore. I piani inferiori erano riservati invece alle conserve dei viveri e quelli intermedi alla servitù.
I ruderi del castello
Il castello di Casertavecchia pare sia stato costruito intorno al 861 d.c dai conti di Capua e fortificato dai Normanni e dagli Svevi. Aveva all’epoca 6 torri di avvistamento ma ha perso la sua forma nei secoli a causa di assalti e diversi terremoti e oggi non restano che pochi ruderi e parte delle mura, ma quando i cancelli sono aperti si può passeggiare nel cortile di quest’area e godersi tutto il fascino e il mistero che vi aleggia intorno.
A quanto pare, infatti, la torre e le mura non sono le uniche cose che restano dell’antico castello, forse è rimasto anche un fantasma cha da lì non vuole proprio andarsene: il fantasma della contessa Siffridina, moglie di Tommaso d’Aquino, da cui nacque Riccardo che alla morte del padre, sposò la figlia di Federico II di Svevia. Poco dopo, Riccardo morì e suo figlio Corradello si trovò alla guida insieme alla nonna Siffridina che però non vedeva di buon occhio il re e così convinse il nipote a ribellarsi ai francesi e ad affiancare Corradino di Svevia. Ma molto presto la contessa fu arrestata e condannata al carcere a vita nel Castello Svevo di Trani dove morì a 80 anni. Pare che lì abbia lasciato il suo corpo, ma non il suo spirito. Da sempre legata a Casertavecchia, la Contessa ogni volta ne avesse occasione si recava nel piccolo borgo per passarci intere giornate; un legame che non si è mai spezzato, pare infatti che nelle notti d’inverno il fantasma della contessa giri tra il duomo e il castello con lunghi lamenti che lasciano trapelare tutto il suo dolore.
La Chiesa dell’Annunziata
Superato il castello e affascinanti dalla misteriosa storia del fantasma proseguiamo con qualche brivido la nostra passeggiata “borgando” per le strade di Casertavecchia; ci imbattiamo in Via dell’Annunziata e prima di arrivare in piazza e scoprire il duomo, facciamo un’altra scoperta: incontriamo la Chiesa dell’Annunziata, una graziosa chiesetta del 1300 completamente in stile gotico, sia nella parte esterna che in quella interna. Sulla facciata tre monofore sormontate da un piccolo rosone. A lato invece un piccolo campanile. Per fotografare la chiesa bisogna imbattersi nel vicoletto che si trova giusto di fronte il suo ingresso, solo in questo modo la si può inquadrare completamente e soprattutto si può osservare il bel campanile.
Piazza Vescovado
Proseguendo facciamo ingresso nella deliziosa piazzetta, il fulcro del borgo. È Piazza Vescovado, e qui si affacciano il famoso duomo, il Palazzo Vescovile e l’ex seminario, un edificio storico, oggi residenza del parroco di Casertavecchia. Questo è il luogo di ritrovo degli abitanti, qui si beve un caffè, si legge un giornale, si chiacchiera tra amici. Sono i ritmi della vita da borgo, una vita che scorre tranquilla, e noi li assaporiamo tutti!
La Cattedrale di San Michele Arcangelo
Protagonista della bella Piazza Vescovado è sicuramente la Cattedrale del borgo di Casertavecchia. La cattedrale è dedicata a San Michele Arcangelo ed è l’edificio religioso più importante del paese. Costruita tra il 1113 e il 1153, quello che vediamo oggi è il frutto di vari stili architettonici che negli anni si sono susseguiti, anche se la sua impronta di base rimane quella medioevale. La chiesa ospita i visitatori attraverso le sue tre porte benedettine decorate con pietre marmoree; il suo esterno è realizzato con il tufo lavico ed è decorato con soggetti floreali e animali, tipici del medioevo.
L’interno è a tre navate, la navata centrale è protagonista: 46 metri di profondità con 18 meravigliose colonne in marmo su cui poggiano capitelli e archi a tutto sesto.
Dietro queste meravigliose colonne si cela un’altra leggenda misteriosa, queste colonne sembrerebbero appartenere ad un edificio romanico posto in pianura. Ma come sono sono state trasportate fin su al borgo, dati gli scarsi mezzi a disposizione a quei tempi? La storiella dice che a trasportare le colonne in cima siano state le fate dei monti Tifatini, caricandole in spalla e portandole in cima. Sarà proprio così?